Recensione: "Sono cose da grandi" di Simona Sparaco

Titolo: Sono cose da grandi
Autrice: Simona Sparaco
Pagine: 98
Prezzo di copertina: 12 euro
Prezzo ebook: 7,99 euro
Editore: Einaudi

Sinossi:
Un giorno, davanti alla televisione, per la prima volta Simona riconosce negli occhi del figlio la paura. E non è la paura catartica delle fiabe, è quella suscitata dalla violenza del mondo. La frase usata fino ad allora per proteggerlo «sono cose da grandi» non funziona piú. Cosí decide di rivolgersi a lui, con semplicità, per dirgli ciò che sulla paura ha imparato. Ma anche per raccontargli la dolcezza di una vita quotidiana a due, tra barattoli pieni di insetti e scatole magiche dove custodire i propri desideri. Scrivendogli scopre la propria fragilità, e in questa fragilità, paradossalmente, una forza. In questo tempo incerto e minaccioso, una madre prova a decifrare il mondo per suo figlio, reinventandolo attraverso i giochi e le storie che crea ogni giorno per lui.



Non c'è due senza tre, i proverbi hanno (quasi) sempre ragione. 
Se me l'avessero fatto notare in relazione ai libri di Simona Sparaco giusto dopo aver terminato, qualche settimana fa, il suo Equazione di un amore, probabilmente lo scetticismo avrebbe prevalso mentre, presuntuosamente, avrei affermato di non voler leggere nessun altra opera dell'autrice in questione. 
Mai dire mai, mi avrebbe redarguita la saggezza del proverbio, a ragione, perché la necessità di letture mordi e fuggi o il periodo che mi rende più lunatica e scostante del solito, mi avrebbero fatta tornare sui miei passi.
Sono cose da grandi la sicurezza, la parvenza d'indistruttibilità, il cipiglio serioso, il compito gravoso di protezione da un mondo liquido, perso, che fa palesare l'Uomo Nero sotto forma di un grande tir bianco durante una festa trasformata in tragedia di peluche sfigurati e scarpette insanguinate.
Una scintilla di paura, proiezione di ciò che di brutto accade o potrebbe accadere, negli occhi di un figlio basta a scatenare l'inquietudine di madre. Che fare, dunque? 
Parlarne, con un linguaggio a misura di bambino oppure trasformare l'opportunità e scriverne, permettendo all'occasione di incontrare il mestiere, vergare parole per mettere a nudo le fragilità di madre, raccoglierle in un libro, una lettera aperta ad un bambino, attendendo il momento in cui sia pronto per leggerla.
Nel frattempo, altri la leggono, immedesimandosi, per quanto possibile, nella madre, intenerendosi alle parole dell'infante che dimostra, ancora una volta, quanto sia inutile diventare grandi se si smette di ascoltare i piccoli.
È nelle cose inaspettate che ci ritroviamo a misurare le nostre capacità di adattamento, a scoprire nuove risorse che non sapevamo di avere. Siamo strumenti musicali anche noi, e nelle mani giuste possiamo rendere molto di più.
Messe da parte le frasi fatte, i principi fisici e le storie di mitologia ed arte che avevano contribuito, in massima parte, alle precedenti freddure da parte mia, Simona Sparaco si rivela capacissima di coniugare profondità, ricchezza di contenuto e d'espressione nel raccontare la vita nelle proprie, numerose, sfaccettature con gli occhi di una madre che la spiega al proprio figlio.
Dicono che l'universo sia cominciato in un punto. Dentro quel punto c'era già tutto, e c'eri anche tu.

Commenti

  1. Mi è arrivato nei giorni scorsi.
    A me lei piace molto, ma anch'io effettivamente leggendo più di un romanzo ho notato trame troppo simili.
    Sono cose da grandi sicuramente ci metterà d'accordo. :)

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    Risposte
    1. Ne sono quasi certa, Michele.
      Non ricordo se il post dove scrivevo che non l'avrei più letta, la Sparaco, fosse proprio uno dei tuoi.
      Belle sorprese però, in tempo di Sessione :)

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  2. Lo leggerò di sicuro. Bellissima recensione Cecilia!
    Ciao da Lea

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  3. L'ho acquistato, ovviamente. In quanto madre non ho resistito al richiamo.
    Parlare al proprio figlio con un linguaggio a misura di bambino...La trovo un'espressione così densa...Solo questa mi basta già a dirti che lo leggerò con il cuore in mano. Ciao Ceci :-)

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