Recensione: "Hai cambiato la mia vita" di Amy Harmon

Titolo: Hai cambiato la mia vita
Autrice: Amy Harmon
Pagine: 384
Prezzo di copertina: 9,90 euro
Prezzo ebook: 4,99 euro
Editore: Newton Compton

Sinossi:
Lo trovarono nel cesto della biancheria di una lavanderia a gettoni: aveva solo un paio di ore di vita. Lo chiamarono Moses. Quando dettero la notizia al telegiornale dissero che era il figlio di una tossicodipendente e che avrebbe avuto problemi di salute. Ho sempre immaginato quel “figlio del crack” con una gigantesca crepa che gli correva lungo il corpicino, come se si fosse rotto mentre nasceva. Sapevo che il crack si riferiva a ben altro, ma quell’immagine si cristallizzò nella mia mente. Forse fu questo ad attrarmi fin dall’inizio. È successo tutto prima che io nascessi, e quando incontrai Moses e mia madre mi raccontò la sua storia, era diventata una notizia vecchia e nessuno voleva avere a che fare con lui. La gente ama i bambini, anche i bambini malati. Anche i figli del crack. Ma i bambini poi crescono e diventano ragazzini e poi adolescenti. Nessuno vuole intorno a sé un adolescente incasinato. E Moses era molto incasinato. Ma era anche affascinante, e molto, molto bello. Stare con lui avrebbe cambiato la mia vita in un modo che non potevo immaginare. Forse sarei dovuta rimanere a distanza di sicurezza. Ma non ci sono riuscita. Così è cominciata una storia fatta di dolore e belle promesse, angoscia e guarigione, vita e morte. La nostra storia, una vera storia d’amore. 



Negli ultimi tempi una costante grafica editoriale sono i volti: facce scontente, smunte, imbronciate, multicolor, in primo piano, di profilo, ruotate nelle angolazioni più improbabili; il tutto è accompagnato da titoli ancora più fuorvianti o impronunciabili oppure standard. Ecco, solitamente la categoria mi repelle, ma ci sono state eccezioni di cui fa parte anche la statunitense Amy Harmon.  
Non ricordo nemmeno più chi o cosa mi abbia spinto a leggere il primo dei suoi romanzi editi qui in Italia, I cento colori del blu - era tempo di Sfumature, circostanza che, combinata ad un gioco di parole con il nome della protagonista di allora, ha prodotto tale resa linguistica -, tuttavia non dimentico la piacevole impressione rimasta a fine lettura nel constatare la presenza di un messaggio significativamente importante riguardante l'adozione, caratteristica elemento distintivo dell'autrice nell'ampia fioritura di un genere che, tra adolescenti in fin di vita e romance mascherati, sembra esser diventato un contenitore multiuso.
Amy Harmon, infatti, non si è mai smentita, mantenendo sempre la barra dritta, nonostante qualche calo narrativo. Non in questo caso, però.
In Hai cambiato la mia vita, pubblicato sul finire di Gennaio, va addirittura oltre il semplice e ben collaudato YA, sfociando nella descrizione di situazioni paranormali.
Dopo una prima parte topica data dall'introduzione e conoscenza dei personaggi, principali e non, - tra loro e con chi legge - leggermente stereotipata, tanto da farmi temere un cambiamento di prospettiva, la vicenda prende una piega interessante ed imprevista: Moses, protagonista maschile bello e dannato, da "figlio del crack", orfano di una tossicodipendente, abbandonato in un fasce in una lavanderia a gettoni, dimostra di essere un genio dell'arte ma questa incredibile dote artistica è prodromo, in realtà, di capacità sensitive, da medium, che lo mettono in contatto con l'Aldilà.
Non erano i morti a ribellarsi alla propria sorte, erano i loro cari. I morti non erano arrabbiati, né smarriti. I vivi, invece, non sapevano dove sbattere la testa.
Dalle crepe di una mente "spezzata" esce il talento, riversandosi sui muri, sotto i ponti, sulle tele; quella che si credeva essere una maledizione si rivela invece un dono che, usato nel migliore dei modi, potrebbe costituire la svolta decisiva necessaria alla scoperta del proprio posto nel mondo.
The Law of Moses, conferma ancora una volta la straordinaria bravura di Amy Harmon come narratrice di situazioni e temi delicati senza scadere in nessun caso nella banalità dei cliché di genere.

Commenti

  1. io la adoro questa scrittrice e malefica Newton che stravolge titoli e piazza cover senza alcun senso!
    recensione impeccabile, come sempre. adesso devo solo trovare il tempo di infilarlo tra le mie letture :)

    RispondiElimina
  2. Mamma mia, i titoli e le copertine Newton...
    Però questo l'ho richiesto, sapendo che l'autrice piace molto anche a chi per il genere non va matto. Da qualche parte dovevo iniziare. Tocca passare oltre al faccione, farsi un po' di coraggio. La trama e le tue parole ispirano. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo, dati anche gli elementi paranormali, è quello che, tra tutti, potrebbe maggiormente fare al caso tuo. :)

      Elimina
  3. Dai, ma che cover è?! u.u (cmq lo leggerò di certo!)

    RispondiElimina
  4. Se non avessi letto la tua recensione, con una cover del genere, non avrei degnato il libro di una seconda occhiata. Partirò però da I cento colori del blu.
    ciao da Lea

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Scelta azzeccata, nel tuo caso, cara Lea:
      c'è un giovane professore di Letteratura Inglese, tale Darcy, che ti aspetta ;)

      Elimina
  5. Mi associo al pensiero di Lea. Se non ti avessi letta oggi questo romanzo sarebbe stato bellamente snobbato dalla sottoscritta, soprattutto per il faccione in copertina! Tuttavia credo che potrebbe fare al caso mio. Segno! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche a te, Anna, consiglierei di iniziare con "I cento colori del blu", ma se non ti ispira, vai pure con questo :)

      Elimina

Posta un commento

I commenti sono fondamentali per lo scambio di opinioni e la crescita culturale di ogni persona che passa da questa Sala; dunque, se vorrai lasciarne uno, saremo ben felici di sapere quale sia il tuo pensiero :)

Grazie.