Recensione: "Io sono Malala - La mia battaglia per la libertà e l'istruzione delle donne" di Malala Yousafzai e Christina Lamb

Titolo: Io sono Malala - La mia battaglia per la libertà e l'istruzione delle donne
Autrici: Malala Yousafzai e Christina Lamb
Pagine: 284
Prezzo di copertina: 12,90 euro
Prezzo ebook: 4,99 euro
Editore: Garzanti

Trama:
Valle dello Swat, Pakistan, 9 ottobre 2012, ore dodici. La scuola è finita, e Malala insieme alle sue compagne è sul vecchio bus che la riporta a casa. All'improvviso un uomo sale a bordo e spara tre proiettili, colpendola in pieno volto e lasciandola in fin di vita. Malala ha appena quindici anni, ma per i talebani è colpevole di aver gridato al mondo sin da piccola il suo desiderio di leggere e studiare. Per questo deve morire. Ma Malala non muore: la sua guarigione miracolosa sarà l'inizio di un viaggio straordinario dalla remota valle in cui è nata fino all'assemblea generale delle Nazioni Unite. Oggi Malala è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere, ed è stata la più giovane candidata di sempre al Premio Nobel per la pace. Questo libro è la storia vera e avvincente come un romanzo della sua vita coraggiosa, un inno alla tolleranza e al diritto all'educazione di tutti i bambini, il racconto appassionato di una voce capace di cambiare il mondo.



Questo libro racconta la vita, i sogni e le speranze di Malala, una ragazzina che, per difendere il proprio diritto allo studio, alla propria vita di donna libera, ha rischiato di morire.
Seguo spesso i tg e conoscevo già Malala di fama, la ragazzina a cui i Talebani avevano sparato perché voleva andare a scuola in Pakistan ma, coltivando un certo scetticismo verso i media la cui specialità è gonfiare le notizie, non mi ero tanto interessata alla questione; dopo l'11 Settembre l'Occidente ha imparato a guardare con diffidenza il Medio Oriente, soprattutto le zone afgane e pakistane considerate basi terroristiche, diffidenza che nutrivo anch'io.
Il libro di Malala invece mi ha presentato un'altra realtà. Il modo in cui questa ragazzina tenace tesse le lodi del proprio Paese e soprattutto la presenza dell'altro punto di vista, quello di chi vive dentro il fatto, mi hanno spinta a cambiare idea.
Leggendo, veniamo a conoscenza della storia del Pakistan, dei suoi eroi, delle sconfitte, delle vittorie; inoltre ci viene mostrata l'altra faccia dell'Islam: esiste una faccia diversa da quella mostrata al mondo, fatta di fanatismo e attacchi terroristici. Stentavo a crederci ma penso sia un po' come quando dicono che in Sicilia esistono solo i mafiosi, in realtà però non è così.
Il popolo Pakistano è un popolo forte, segnato sfortunatamente da un cattiva stella: come altri popoli ha avuto la disgrazia di essere stato in balìa di altri che non ne hanno consentito il pieno sviluppo.
Auguro a Malala e a tutti quelli che stanno lottando per avere un mondo più giusto che riescano a vincere la battaglia contro l'incuria, l'ignoranza, il fanatismo e la corruzione.
Nel frattempo do a tutti loro il mio pieno sostegno e solidarietà, battendomi con i mezzi a disposizione, per portare tutti a conoscenza dell'altro punto di vista.

Consigliato: sì
Tempo di lettura: un mese

Malala Yousafzai all'età di undici anni comincia a scrivere della vita sotto i talebani su un blog in urdu della BBC. Nel 2011 come riconoscimento per il suo coraggio e il suo impegno in favore dei diritti delle donne riceve il Pakistan's National Youth Peace Prize. Dopo l'attentato subito nell'ottobre 2012, continua la sua campagna universale per il diritto all'istruzione attraverso il Malala Fund, organizzazione non profit che raccoglie fondi da dedicare a progetti educativi in tutto il mondo. 

Christina Lamb è un'importante giornalista internazionale che dal 1987 segue le vicende di Pakistan e Afghanistan. Laureata a Oxford e Harvard, ha ricevuto per cinque volte il premio Britain's Foreign Correspondent of the Year e il Prix Bayeux-Calvados, il riconoscimento europeo più prestigioso riservato ai corrispondenti di guerra. Attualmente scrive sul «Sunday Times» e vive con la sua famiglia tra Londra e il Portogallo. È autrice di cinque libri. 

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