Recensione: "Io che amo solo te" di Luca Bianchini

Titolo: Io che amo solo te
Autore: Luca Bianchini
Pagine: 262
Prezzo di copertina: 16 euro
Prezzo ebook: 9,99 euro
Editore: Mondadori

Trama:
Ninella ha cinquant'anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia si fidanza proprio con il figlio dell'uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze. Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato in uno degli angoli più magici della Puglia. Gli occhi dei 287 invitati non saranno però puntati sugli sposi, ma sui loro genitori. Ninella è la sarta più bella del paese, e da quando è rimasta vedova sta sempre in casa a cucire, cucinare e guardare il mare. In realtà è un vulcano solo temporaneamente spento. Don Mimì, dietro i baffi e i silenzi, nasconde l'inquieto desiderio di riavere quella donna solo per sé. A sorvegliare la situazione c'è sua moglie, la futura suocera di Chiara, che a Polignano chiamano la "First Lady". È lei a controllare e a gestire una festa di matrimonio preparata da mesi e che tutti vogliono indimenticabile: dal bouquet "semicascante" della sposa al gran buffet di antipasti, dall'assegnazione dei posti alle bomboniere - passando per l'Ave Maria -, nulla è lasciato al caso. Ma è un attimo e la situazione può precipitare nel caos, grazie a un susseguirsi di colpi di scena e a una serie di personaggi esilaranti.


2 Stelle e mezza

Spesso, quando accompagno mia madre a fare la spesa, dopo aver spuntato tutti i prodotti da acquistare dalla lista, in quel breve lasso di tempo in cui bisogna fare la fila alla cassa, mi piace sgattoiolare nel reparto libri, per curiosare un po'.
In quei pochi, ansiosi momenti in cui l'orecchio è sempre teso al richiamo della mamma, do una sbirciatina alle cover più stravaganti, ai titoli più fascinosi, registrandoli nella mia mente o annotandoli sul cellulare, per ricordarmi di aggiungerli alla wishlist una volta tornata a casa.
Questa è stata più o meno la dinamica del mio "incontro" con Io che amo solo te: incuriosita dal titolo vagamente melodrammatico ispirato ad una canzone di Sergio Endrigo e dal nome dell'autore che mi sembrava familiare, mi ero avvicinata, prendendolo e dando un'occhiata alla sinossi.
Sinossi che, istantaneamente, mi ha ricordato un film di Ferzan Ozpetek, Mine Vaganti, con la relativa trascinante melodia della colonna sonora di Nina Zilli, portandomi a canticchiare insistentemente quest'ultima durante il viaggio di ritorno verso casa.
Nutro sentimenti contraddittori verso quella pellicola, ve ne parlerò semmai capiterà l'occasione.
Ritornando ad Io che amo solo te, l'ho letto in formato ebook dopo varie recensioni non proprio entusiaste.
Mossa vincente.
Della verve di Mine Vaganti nemmeno l'ombra, lo spirito meridionale scomparso nel nulla.
Il romanzo è ambientato in una Puglia che potrebbe essere l'Antartide, per quanto mi riguarda.
Io, da siciliana, sono abituata agli slanci d'affetto che ti spingono ad urlare e sbracciarti da un capo all'altro della strada per salutare un conoscente, a fare a gara a chi paga il conto al bar, considerandola una questione di principio, alle vasate dopo cui ti ritrovi tutte le guance sporche di crema viso o rossetto, agli abbracci stritolacostole con persone che non vedevi dal giorno prima; mi rendo conto che tutto ciò può apparire rozzo e provinciale visto dal di fuori, però noi meridionali siamo così, è il nostro modo di voler bene.
Dalla Sicilia alla Puglia non c'è poi grande differenza, proprio per questo sono rimasta stupita e delusa nella narrazione un clima completamente diverso.
Al di là del maestrale che la fa da padrone, sullo sfondo di tutta la vicenda, manca proprio il calore tipico del Sud.
I personaggi, che confondono l'incertezza del tradimento con l'amore, troppo poco credibili per essere realmente "terroni".
Tutto è freddo, stereotipato; non basta inserire qualche termine idiomatico di un luogo per coglierne l'essenza. In tutte le pagine l'ho cercata, ma la ricerca è stata vana; non posso non sentirmi in un certo senso ferita nell'osservare questo Sud quasi Made in China: pare proprio che l'originale se lo sia portato via quel vento tanto impetuoso che soffia impietosamente sugli scogli di Polignano a Mare.

Consigliato: no
Tempo di lettura: 4 Giorni

Luca Bianchini è nato nel 1970 a Torino, dove torna appena può.
Collabora con "la Repubblica" e "Vanity Fair", per cui tiene il blog "Pop up". Dal 2007 conduce "Colazione da Tiffany" su Radio2.
Sogna di avere un trullo con ulivo secolare e amaca per scrivere e ospitare gli amici.

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